martedì 14 dicembre 2010

Progetto Policoro: i primi quindici anni - Con i giovani in un’esperienza straordinaria sul territorio

Mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei

Si è tenuto a Roma presso il "Salesianum", dal 1° al 5 dicembre, il XXII corso di formazione nazionale del Progetto Policoro che ha visto coinvolti 158 giovani dei tre anni di corso. Tra gli altri sono intervenuti mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, e Francesco Marsico, vicedirettore nazionale di Caritas Italiana. È intervenuto anche Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, insieme con alcuni dei segretari dei lavori di gruppo svoltisi durante la 46ª Settimana Sociale di Reggio Calabria, sui cui temi principali saranno impegnati a riflettere anche i giovani del Progetto Policoro. Durante i lavori sono stati conferiti i "mandati" ai giovani del 1° anno, che iniziavano il cammino formativo, e ai giovani del 3° anno, che hanno concluso l’esperienza formativa per dedicarsi più intensamente al servizio delle loro diocesi.
"A quindici anni dall’inizio della stupenda avventura del Progetto Policoro, ci consideriamo dentro una storia fatta di fedeltà alle origini e ai nostri territori forti della Parola che ci accompagna: ’Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!’". Lo hanno detto mons. Angelo Casile e don Mimmo Beneventi, aiutante di studio del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, tirando le conclusioni del corso. Rammentando con "riconoscenza" la figura di don Mario Operti, mons. Casile e don Beneventi hanno ricordato che si ingrandisce la cerchia della famiglia del Progetto anche alle diocesi del Centro-Nord: "Imola, Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Forlì-Bertinoro e Rimini sono le prime diocesi con le quali incrementiamo quei rapporti di reciprocità tra le Chiese, già previsti all’origine del Progetto, nell’ottica della comunione e dello scambio dei doni, dei talenti e delle esperienze maturate".
Durante il corso c’è stata la presentazione degli Orientamenti pastorali "Educare alla vita buona del Vangelo". "La Chiesa - hanno osservato mons. Casile e don Beneventi - continua nel tempo l’opera di Gesù in una storia bimillenaria che è ’intreccio fecondo di evangelizzazione e di educazione. Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà. Non c’è nulla, nella nostra azione, che non abbia una significativa valenza educativa’". La declinazione della proposta formativa a partire dalle pagine della Sacra Bibbia e del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, presentato nella sua interezza nei corsi annuali, "ci fa sempre più prendere coscienza di una Chiesa che cammina insieme a tutta l’umanità lungo le strade della storia", hanno aggiunto.
Nell’ottica di una pastorale integrata, è stata approfondita la riflessione sulla 46ª Settimana Sociale dei cattolici italiani. "La passione del lavorare insieme, l’avere a cuore le persone e la loro formazione, il porre al centro il tema del senso del lavoro, la crescita e lo sviluppo della e nella legalità, l’integrazione dei percorsi educativi, l’attenzione al mondo dell’immigrazione, il recupero del senso di appartenenza ecclesiale e sociale, il valore dei territori e delle loro tipicità sono i temi emersi nel vivace e riuscito dibattito - hanno evidenziato mons. Casile e don Beneventi -. In esso ha trovato conferma lo stile di prossimità verso i giovani lavoratori, la riscoperta della nostra vocazione di servizio, il vivere il coraggio della speranza anche di fronte le difficoltà, il sentirci parte viva della comunità ecclesiale e al suo servizio nelle nostre città". Per mons. Casile e don Beneventi, "offrire un’opportunità di lavoro a un giovane è ridargli la dignità di persona, regalargli la speranza nella vita, la possibilità di poter ’mettere su famiglia’, di poter sognare un futuro sereno. La presenza tra noi di animatori con figli è testimonianza di quanto la serenità di un lavoro renda possibile la costruzione di una famiglia e il generare la vita!".
Nelle conclusioni è stata ricordata anche la visita dei Musei Vaticani, "una forte occasione di conoscenza reciproca e del territorio e di contemplare le bellezze dell’arte giungendo quasi a percepire il ’tocco di Dio’ su ciascuno di noi nel contemplare il Giudizio universale nella Cappella Sistina. Siamo pensati da Dio, sfiorati dal tocco del suo Spirito per divenire noi stessi attraverso il nostro lavoro ’tocco di Dio’, partecipazione dell’opera creativa, benedizione sulle opere che Lui compie in noi. In Cristo siamo noi il suo ’tocco’!". In realtà, per mons. Casile e don Beneventi, "appare sempre più evidente che il Progetto, nel suo cammino triennale di formazione, è una grande opportunità per i giovani animatori. Esso infatti offre possibilità di relazioni ecclesiali, contatti personali, idee d’impresa, conoscenze professionali e del magistero della Chiesa difficilmente reperibili tutti insieme altrove". "Siete il volto giovane della Chiesa - hanno concluso -. Non sciupate quel tesoro prezioso che siete!".

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