martedì 14 dicembre 2010

Genitori e figli: non basta essere amici - Gli adolescenti chiedono agli adulti di essere "adulti"

 

"Basta con i genitori ’amiconi’. Questo modello sta profondamente danneggiando gli adolescenti di oggi. I giovani chiedono all’adulto di essere adulto e noi stiamo offrendo loro modelli sbagliati". A riassumere il messaggio con cui sabato 4 dicembre si è chiuso, a Salsomagggiore, il XVII congresso nazionale della Società italiana di medicina dell’adolescenza, sono le parole dello psicologo Federico Bianchi di Castelbianco. L’esperto è intervenuto alla tavola rotonda conclusiva sul tema "La società degli adolescenti oggi" che ha visto a confronto pediatri, psicologi, giornalisti ed educatori.
Oggi, ha spiegato Bianchi di Castelbianco, "la distanza" tra gli adulti e gli adolescenti rischia di essere "più grande che nel passato". "Un tempo c’erano adulti capaci di prendersi cura dei giovani, oggi i genitori vogliono essere gli amici dei figli". Ciò è "assolutamente negativo" ed è solo "un modo per sfuggire alle proprie responsabilità". Dietro un "apparente interesse", in realtà, si nasconde "l’assenza nella vita e nei problemi dei figli: i genitori concedono loro sprazzi di tempo, il rapporto è basato sul regalare cose, ma quello che manca veramente è la dimensione dell’ascolto e della relazione". Al contrario, ha sottolineato lo psicologo, l’adolescente "ha bisogno" della figura "dell’adulto che è con lui" e che "si occupa di lui". Pensiero rimarcato dalla psicoterapeuta Loredana Petrone, per la quale il fatto che oggi i genitori si "mimetizzino" con i loro figli adolescenti, "è vissuto da questi ultimi con disagio" ed è "estremamente dannoso", perché vengono a mancare i "confini" e "le regole", "essenziali" per la loro maturazione.
Condizionati dai media che "esasperano" le dimensioni del sesso, il culto dell’aspetto fisico, "gli adolescenti oggi vivono il problema dell’essere sempre all’altezza nel gruppo e quelli legati alla sessualità come i principali". Sono però "completamente soli" e non aiutati in "percorsi di crescita", ha aggiunto Bianchi di Castelbianco. Una cieca "omologazione" porta così "a far precedere nei tempi l’incontro fisico a quello sentimentale, in condizioni d’immaturità psichica": lo ha spiegato la ginecologa Annunziata Marra. A ciò va aggiunto che "gli adulti stanno creando una grande confusione nella testa degli adolescenti", per esempio - ha detto Bianchi di Castelbianco - "facendo passare l’idea che l’omosessualità è una cosa corretta". Il risultato è che "si sta diffondendo una moda tra le ragazzine di 14 anni di dover avere tali esperienze per non sentirsi escluse. La percentuale di ragazzi, tra maschi e femmine, che hanno avuto un rapporto omosessuale, almeno una vota, per prova - ha riferito l’esperto - raggiunge l’80%". Rispetto a tutto ciò, occorre una "pedagogia dell’amore" e un’educazione alla sessualità, oggi lasciata al gruppo dei pari o a Internet.
Proprio l’uso della Rete, ha spiegato Petrone, pone nuovi problemi nelle dinamiche relazionali degli adolescenti."Il sostituire incontri reali con incontri virtuali, modifica la comunicazione che resta in superficie e viene depauperata dal punto di vista emozionale". A venir intaccata "è l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro". Ciò "spiega il prendere piede del cyber-bullismo, più pericoloso di quello reale, perché il bullo che mette in atto in Internet atti di vessazione, non potendo percepire le emozioni della vittima, non si rende conto di quanto soffre". Nell’incontro è stato evidenziato anche come Internet abbia prodotto cambiamenti nel linguaggio delle nuove generazioni, "il contenuto verbale della comunicazione si sta impoverendo, anche perché i ragazzi leggono meno, la scuola inoltre fa fatica ad adeguare i suoi percorsi al cambiamento prodotto dal digitale", ha osservato l’insegnate Isa Guastalla.
Tra le altre agenzie educative si è evidenziata la "grande potenzialità" dello sport "per la formazione dell’adolescente al rispetto delle regole e per offrire occasioni d’interazione faccia a faccia", anche se purtroppo i genitori fanno passare l’idea che sia solo uno strumento per migliorare l’aspetto fisco. Quanto ai media, "se i ragazzi non leggono i giornali e sono disaffezionati all’informazione è per i contenuti che vengono offerti", ha evidenziato il giornalista Lorenzo Sartorio. "Quando si parla di adolescenti, lo si fa sempre enfatizzando i casi di cronaca in negativo, droga, alcol etc. Mai valorizzando il tanto di positivo che c’è nella maggioranza". Dovremmo chiederci da adulti, che esempi stiamo offrendo, ancora più dopo il trattamento della vicenda di Sarah Scazzi. "L’educazione deve partire anche dagli operatori della comunicazione. Bisogna tornare a dare dei messaggi forti, di buon senso e di normalità". Dopotutto, questa la conclusione del congresso, "nei giovani c’è tanta voglia di comunicare con gli adulti, in positivo".

0 commenti:

Posta un commento