venerdì 7 settembre 2012

Cosenza-Bisignano: lettera-appello dell'arcivescovo Salvatore Nunnari

Basta morte e menzogna!

“Mi appello a voi, uomini della mafia, come figlio di questa terra ‘grande e amara’. Ai suoi mali antichi si sommano le vostre organizzazioni ‘di cui la ‘ndrangheta è oggi la faccia più visibile e pericolosa’. Una presenza che fa pagare alla nostra terra un prezzo alto a livello sociale, economico e religioso”. Inizia così la riflessione pastorale “Mi appello a voi, uomini della mafia”, scritta dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Salvatore Nunnari, e che sarà consegnata alla diocesi l’8 settembre in occasione della festa patronale della Madonna del Pilerio.

Voi siete parte della morte e della menzogna. “Siete però minoranza e non rappresentate la storia e la civiltà millenaria dei nostri padri”, è l’affermazione dell’arcivescovo, che evidenzia i “segni” che distinguono queste persone: “Arroganza del potere”, “spregiudicatezza del possedere”, “animosità che acceca e annulla i vincoli di sangue” e “mancanza assoluta di rispetto per la vita e la dignità umana”. In questo contesto, spiega, “avere la presunzione di appellarvi a tradizioni religiose, come spesso fate anche cercando di prendere parte alla preparazione di feste patronali, è semplicemente assurdo. Non c’è nulla nel Vangelo di Cristo a cui voi mafiosi potete richiamarvi, anzi la vostra stessa esistenza fatta di violenza e soprusi è una contro-testimonianza allo spirito e alla norma etica della Parola di Dio”. Da qui il monito a non strumentalizzare la devozione alla Madonna e ai Santi “a cui solo cuori purificati e semplici possono accostarsi”: “Voi siete parte della morte e della menzogna” perché nel seminare morte “offendete Dio ogni giorno”.

Una forza imprenditrice del male. Per mons. Nunnari, se il Mezzogiorno e la Calabria vivono in condizioni di “arretratezza socio-economica che conculca la speranza soprattutto delle nuove generazioni, la vostra colpevolezza è immensa”: “Quando da organizzazione criminale locale avete occupato gli spazi spesso lasciati liberi da uno Stato, a volte poco attento ai nostri problemi, avete superato i vecchi canoni e gli stessi confini nazionali diventando una vera e propria forza imprenditrice del male” che ha provocato “conseguenze deleterie sotto il profilo dell’immagine della nostra terra” e “continua a provocare la fuga degli investimenti”. L’arcivescovo cita le tante aziende costrette a chiudere e i tanti giovani che, impossibilitati a trovare un lavoro nella Regione, emigrano e “l’immagine e la cultura accogliente della Calabria degradata a terra di mafia”. Nella lettera mons. Nunnari “loda” l’azione della società civile” e il lavoro dei magistrati e delle forze dell’ordine che confiscano i loro beni: questo rappresenta una delle scelte di lotta più “significativa” che colpisce il malaffare e restituisce alla società ciò che “avete violentemente e illegalmente usurpato”. Ma questa “non è l’unica strada da percorrere - scrive - anche perché siete diabolicamente capaci di occultare flussi di denaro e investimenti in ogni campo”. Mons. Nunnari cita, quindi, il narcotraffico e ricorda i tanti giovani che muoiono: “La loro morte grida vendetta al cospetto di Dio della vita e dovrebbe pesare come un macigno sulla vostra coscienza”.

Il male non può essere l’assoluto. L’arcivescovo si dice fiducioso “nell’immensa misericordia di Dio, mai stanco di amore e d’incrociare, magari attendendo, l’essere umano sulle vie tortuose della sua esistenza”. Insomma, spiega, dopo la notte, la luce. E i segnali di rinascita culturale della nostra terra ci fanno ben sperare. Il male non può essere l’assoluto nella vostra vita”: da qui l’invito ad aprire il cuore al messaggio eterno del Vangelo che è annuncio di liberazione e di salvezza e non ha nulla a che fare con le false devozioni. La Bibbia che spesso tenete tra le mani deve diventare fonte di vera riflessione e di cambiamento radicale”. Mons. Nunnari, dopo aver ricordato la figura di don Pino Puglisi, sottolinea che le Chiese meridionali hanno rivolto agli uomini di mafia l’invito alla conversione. Diversi, infatti, i documenti, come quello del 1975, dal titolo “L’’Episcopato calabro contro la mafia, disonorante piaga della società”, e quello del 2007, “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”, nei quali viene indicato come primo passo la conversione personale e comunitaria “grazie ad un cambio di mentalità nel cuore e nella vita di ogni uomo e donna, di ogni famiglia, gruppo e istituzione, che permetta di rimuovere le forme di collusione con l’ingiustizia e respingere l’ingannevole fascino del peccato”. E poi l’appello di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi in Sicilia: “Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”. “Sappiate - conclude mons. Nunnari - che anche la società sta cambiando, anzi è già cambiata e dalle rive del mare e dalle cime dei monti già s’intravede un’alba nuova. A voi scegliere da che parte stare!”.

(fonte Sir)

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