lunedì 25 febbraio 2008

Mons. Sigalini: giovani e laici impegnati. La Chiesa non è fatta solo di preti, vescovi e papa

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Laicato adulto e formato, impegno nella vita e nella società, tanta concretezza nella quotidianità della Chiesa. Partito cattolico in politica? "Non è la strada". Incontriamo mons. Domenico Sigalini, assistente generale dell’Azione Cattolica.

Laicato adulto e formato, impegno nella vita e nella società, tanta concretezza nella quotidianità della Chiesa. Mons. Domenico Sigalini, assistente generale dell’Azione Cattolica e vescovo di Palestina parla a Korazym.org, e lo fa a tutto campo. Non manca l’accenno ai prossimi impegni della sua associazione, che celebra il cammino assembleare nei 140 anni dalla sua fondazione e che il prossimo 4 maggio incontrerà il papa. “Si parla molto di ‘scelta religiosa’… L’abbiamo fatta diventare la scelta fondamentale”, spiega, parlando dell’esigenza di intervenire nella vita con maggiore missionarietà. Tanti i temi in campo, dall’aborto, alla legge sulla procreazione assistita, al divorzio. Cruccio evidente i giovani, che il vescovo ha servito nei tanti anni alla guida della Pastorale Giovanile della Cei. “Io chiedo ai giovani di Azione Cattolica quattro cose: la spiritualità, cioè la capacità di una vita interiore; la fraternità, cioè il mettersi insieme agli altri per vivere insieme la fede; l’amore alla Chiesa, che concretamente è servizio e l’impegno nella realtà pubblica, anche politica”. Chiede impegno e vita nei valori mons. Sigalini, che non dribbla la questione sulla nota polemica del film di Nanni Moretti. “Non avrei alcun problema a dirlo – dice con forza, riferendosi al richiamo di don Anselmi sulla scena di sesso del film ‘Caos calmo’ - E’ che bisogna vedere il momento giusto.” Parla anche di un progetto ordito da informazione e settori della società civile contro la Chiesa. “C’è un progettino nel voler disaffezionare la gente dalla Chiesa. Ma si ritorce tutto contro. Basti vedere la vicenda del papa alla Sapienza, che è stato un boomerang, e c’è stata una presa di distanze da tutte le parti.” Quindi la speranza nei laici e nell’AC, che considera in un “buon” stato di salute. “Siamo sfidati continuamente ad aprire nuovi campi d’azione, e lo faremo come sempre”
Mons. Sigalini, tanti anni a servizio dei giovani e oggi assistente generale dell’AC. Quanto serve ed è importante, oggi più che mai, avere nella Chiesa laici impegnati e adulti nella fede?
"Serve moltissimo, perché la Chiesa, ovviamente, non è fatta solo di preti, vescovi, cardinali e papa. La Chiesa è soprattutto una comunità di battezzati. Il popolo cristiano, con a capo i suoi presbiteri, è un popolo di persone vive, non è un popolo di automi o di gente comandata a bacchetta. Deve avere una sua capacità di riflettere, di accostarsi alla parola di Dio, di accogliere la chiamata, di rispondere con generosità, con tutta l’intelligenza e capacità umana, con la sua dignità, le sue qualità… Il cristiano non può non essere così, non può non essere soggetto attivo nella comunità cristiana. E’ lui che si preoccupa di annunciare il Vangelo, di far crescere i suoi figli secondo il Vangelo; è lui che scrive dentro nelle leggi della società civile la maturazione che ha avuto a contatto con il Vangelo, che diventa evidentemente un intervento di tipo molto laico, non di tipo confessionale".
Lei ha detto che per essere realmente laici impegnati è preferibile fare un cammino all’interno di un’associazione o di un movimento. Perché per esempio si dovrebbe scegliere l’Azione Cattolica?
"L’associazione è importante perché permette di non rispondere ai problemi a partire dalle visioni personali, ma cercando di fare una progettualità con altri, con i quali si possono discutere e approfondire le questioni. E’ anche il modo bello di essere testimoni all’interno di una realtà. L’Azione Cattolica ha una sua peculiarità, che è quella di dire: noi non vogliamo approfondire nessun carisma particolare della vita cristiana".
In che senso?
"Per esempio, quelli che seguono l’esempio di San Francesco, sicuramente vogliono portare la sua figura dentro la realtà, e fanno di tutto per far amare San Francesco, per aiutare a vivere il suo stile di povertà, il suo amore alla natura: cosa bellissima, che devono fare tutti i cristiani. Però i francescani sono legati a San Francesco e fanno di questo la loro ragione di presenza nella Chiesa. Altri potrebbero puntare di più sulla Parola di Dio, perché innamorati della Sacra scrittura, e portare dentro la vita cristiana la parola di Dio. E’ chiaro che anche questi dovranno vivere poveramente. In altre parole tutti i cristiani devono vivere il Vangelo, ma le aggregazioni vivono un aspetto specifico, perché diventi luce. Noi non abbiamo nessun lato particolare. Noi ci mettiamo a disposizione per quello che serve alla Chiesa, semplicemente. Noi vorremmo aggregarci per far crescere un cristiano maturo, semplicemente, senza particolari carismi".
Che non vuol dire non averne…
"Vuol dire averli tutti, per far crescere questa comunità e perché diventino un patrimonio per tutti".
Come fa l’Azione Cattolica ad avere un appeal rinnovato? Molti sostengono che i giovani siano orientati soprattutto verso nuove forme di comunità, che hanno nella loro impostazione una grande missionarietà di fondo…
"Secondo me con i giovani bisogna essere molto più esigenti. Io penso che i giovani di Azione Cattolica debbano essere in grado di offrire maggiormente una decisione radicale per Gesù Cristo. Posso fare esempi molto semplici".
Prego...
"Mi sento di chiedere ai ragazzi la messa quotidiana, la confessione settimanale o quindicinale. Mi sento di chiedere di essere testimoni coraggiosi là dove sono. Se vogliamo andare al nocciolo della questione, io chiedo ai giovani di Azione Cattolica quattro cose: la spiritualità, cioè la capacità di una vita interiore; la fraternità, cioè il mettersi insieme agli altri per vivere insieme la fede; l’amore alla chiesa, che concretamente è servizio e l’impegno nella realtà pubblica, anche politica. Tutti i cristiani fanno queste cose? Io dico di no. E queste cose non le chiedo solo ai giovani, ma anche ai ragazzi, agli uomini e alle donne. Chiedo che queste cose li caratterizzino. Sono delle specialità? No, sono la vita del cristiano. Poiché tutto questo non è spontaneo l’Azione cattolica fa una scuola, un tirocinio, per aiutare a crescere in questa maniera".
Parliamo dell’impegno sociale e politico. I cattolici in politica possono essere messi da parte?
"C’è il rischio. Ma dipende pure da come vogliamo essere dentro questa realtà politica. Facciamo un partito nostro? Abbiamo detto che questa non è la strada da percorrere. Noi dobbiamo avere persone che si qualificano profondamente dal contatto con il Vangelo, lo fanno diventare la legge della loro vita, e poi in base alle loro attitudini, al loro modo di pensare, lo scrivono in tutte le realtà".
Si è parlato tanto del movimento anti-abortista di Ferrara. L'analisi è che possa registrare molto appeal nel mondo cattolico…
"Se qualcuno dice: su questo problema della vita e dell’aborto voglio fare chiarezza, va lì, ma non è tutta la Chiesa. Uno lo fa a partire dalle proprie convinzioni e dalla sua maturità cristiana. Un’associazione e una comunità devono orientare e aiutare a dare un criterio di scelta".
L’Azione cattolica aderirà alla richiesta di moratoria all’Onu per l’aborto?
"Non lo so. Abbiamo fatto qualche discussione. La moratoria sulla pena di morte è una cosa molto precisa. La moratoria sull’aborto cosa vuol dire? Cancellare la legge 194? Il problema è molto più complesso. Secondo me, ‘moratoria’ intesa in senso generale, deve equivalere ad un ‘fermiamoci e cominciamo a pensare cosa stiamo facendo’. Cominciamo a vedere questi dati. Una persona che è in difficoltà a portare avanti una gestazione è aiutata da qualcuno o la lasciamo a sé stessa?. La moratoria è una cosa più ampia, bisogna definirla bene. Certo, rimaniamo contro l’aborto. La 194 è già un discorso partitico-politico. L’esempio è la legge 40. A noi, dal punto di vista cristiano, non va bene. Non siamo per le fecondazioni in vitro. Ma abbiamo detto: mettiamo alcuni paletti precisi, e su questi dobbiamo starci, anche se come cristiani dobbiamo comportarci in maniera diversa. Siamo anche contro il divorzio, ma non possiamo imporre una legge, anche se il discorso è diverso…"
E' come dire, noi abbiamo un nostro modo di pensare, ma la politica faccia il suo corso?
"La scelta di partito la fa il partito, che però dev’essere sempre consapevole di quello che sta facendo".
Tuttavia, il mondo cattolico deve essere impegnato a creare una classe dirigente anche per i partiti?
"Su questo sicuramente. Qualcuno dovrà pur impegnarsi, secondo una grande tradizione".
Rimanendo sul sociale. Il “Manifesto al paese” di Azione Cattolica ha già raccolto 12mila firme. Qual è il fine ultimo?
"Creare mentalità su alcuni dei grandi problemi. Emerge l’atteggiamento che il cristiano si deve buttare, si deve impegnare, con la sua visione, nella realtà…"
Ma non è un po’ mettere in crisi la “scelta religiosa” dell’Azione Cattolica?
"Io direi che non bisogna sempre tirarla in ballo. La ‘scelta religiosa’ è stata fatta cinquant’anni fa, quando c’era il collateralismo. L’abbiamo fatta diventare la scelta fondamentale. All’epoca si disse: noi dobbiamo formare i cristiani perché si impegnino nella realtà con una scelta profonda. Con il manifesto stiamo facendo la stessa cosa".
Questo approccio sarà un passaggio fondamentale della vostra prossima assemblea. Non fossilizzarsi sulla “scelta religiosa” fine a sé stessa…
"Io sono convinto che se ne parla troppo, anche perché c’è tanta gente che non sa neppure cos’è. Chiediamolo ad un giovane, cosa capisce se si parla di questo fatto. E’ un gergo che avevamo cinquant’anni fa e all’epoca era chiarissimo. Di fronte al collateralismo in cui tutti dovevano votare DC, ‘scelta religiosa’ voleva dire che prima bisognava pensare alla maturazione della propria fede. Noi dobbiamo puntare a far maturare la fede delle persone".
L'Azione Cattolica incontrerà il papa il prossimo 4 maggio. Cosa chiederete?
"Intanto, vogliamo dire al papa che siamo fedeli al suo insegnamento e siamo disposti ad attuarlo, perché lui fa l’unità della Chiesa. Lui è il pastore e il maestro, che ci porta sulla Verità. Ci aspettiamo che, avendo una visione della Chiesa amplissima, ci indichi qual è la strada specifica che noi, come cristiani associati, possiamo approfondire in Italia".
Lei, invece, cosa auspica per l’Azione cattolica?
"Io auspico molta più missionarietà, molta più decisione nel vivere il Vangelo e nel proporlo in tutti i campi. Auspico che ci sia la possibilità di mettere a disposizione la creatività di ciascuno per il Vangelo. Per i giovani ancor di più".
I giovani. Quando vengono indirizzati in una certa maniera c’è sempre in agguato la critica. Si pensi alla vicenda don Anselmi-Moretti e alla scena di sesso nel film “Caos calmo”… Lei avrebbe detto le stesse cose del responsabile della Pastorale Giovanile?
"Non avrei avuto alcun problema a dirlo. E’ che bisogna vedere il momento giusto. Ho parlato con don Anselmi. Ha fatto bene a dire quelle cose. Ha scritto una lettera dicendo che ci sono alcune cose che non sono propriamente educative. Poi i titoli erano tutti orientati al fare baccano".
E’ un parapiglia continuo contro la Chiesa?
"Bisogna che ci abituiamo. Io dico meglio così. Se non ci fosse vuol dire che non abbiamo nessuna audience. C’è un progettino nel voler disaffezionare la gente dalla Chiesa. Ma si ritorce tutto contro. Basti vedere la vicenda del papa alla Sapienza, che è stato un boomerang, e c’è stata una presa di distanze da tutte le parti. C’è un disegno laicista dietro. Secondo alcuni la fede non dev’essere nominata tra i discorsi che si fanno tra le persone. Noi diciamo no. La religione ha una sua dimensione pubblica. Non si può impedire di professare alcune esperienze".
Qual è lo stato di salute dell'associazione?
"Secondo me è buono. Anche in questi giorni ho visto una discreta voglia di impegnarsi. Dobbiamo affrontare alcuni problemi educativi, che ha la nostra società, con i ragazzi, con i giovani; abbiamo il problema del tempo. Io sono convinto che è ancora una bella forza".
140 anni portati bene, quindi?
"Sicuramente. Siamo sfidati continuamente ad aprire nuovi campi d’azione, e lo faremo come sempre".

(fonte www.korazym.org)

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